Cos'è la GEO? È davvero una rivoluzione per il web?

Cos’è la GEO? È davvero una rivoluzione per il web?

Getting your Trinity Audio player ready...

L’impatto dell’intelligenza artificiale sul modo di cercare informazioni

Stiamo vivendo, con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, probabilmente la più grande rivoluzione informatica dalle origini del web.

Proprio come negli anni Novanta l’arrivo dei motori di ricerca cambiò il modo in cui accedevamo alle informazioni, oggi l’IA sta trasformando il modo in cui le informazioni vengono generate, filtrate e restituite agli utenti. Non si tratta soltanto di un’evoluzione tecnologica: è un vero e proprio cambio di paradigma, perché sposta il focus dalla “ricerca di contenuti” alla “ricezione di risposte”.

Con questo cambiamento si stanno modificando, almeno in parte, le modalità di ricerca degli utenti. Sempre più persone si affidano agli strumenti di IA per ottenere risposte immediate, sintetiche e personalizzate, soprattutto quando cercano informazioni di tipo descrittivo, educativo o divulgativo. La logica del “trovare la pagina giusta” viene sostituita da quella del “ricevere direttamente la risposta giusta”.

Le IA generative – come ChatGPT, Gemini, DeepSeek, Perplexity e molte altre – generano i propri output a partire da enormi quantità di dati e testi presenti online. In molti casi (anche se non sempre) queste risposte includono link alle fonti da cui sono state elaborate. Ed è proprio in questo spazio, quello dell’origine dei dati e della loro tracciabilità, che entra in gioco la GEO, una disciplina ancora giovane ma destinata a influenzare profondamente il modo in cui creiamo contenuti per il web.

Che cos’è la GEO (Generative Engine Optimization)?

La GEO, acronimo di Generative Engine Optimization, è l’insieme di strategie e tecniche pensate per rendere i siti web leggibili, interpretabili e utilizzabili dalle intelligenze artificiali come base informativa per generare le loro risposte.
L’obiettivo è chiaro: fare in modo che, quando un modello di IA genera una risposta su un determinato argomento, possa attingere anche dai nostri contenuti e citarli come fonte attendibile.

In altre parole, la GEO serve a farsi “capire” dalle IA nello stesso modo in cui la SEO serve a farsi “trovare” dai motori di ricerca.

Le pratiche GEO comprendono la cura della struttura semantica, l’uso di un linguaggio naturale e chiaro, la presenza di dati ben organizzati e l’utilizzo di markup che aiutano gli algoritmi a interpretare il contesto.

Il termine “Generative Engine Optimization” è comparso per la prima volta nel 2023, in un articolo accademico pubblicato da un gruppo di ricercatori statunitensi. Da allora, è diventato rapidamente un punto di riferimento per chi lavora nel settore digitale.
Molti professionisti lo considerano la nuova frontiera del posizionamento online, una naturale evoluzione della SEO nell’epoca in cui i motori generativi stanno sostituendo – o meglio, affiancando – i motori di ricerca tradizionali.

Come funziona la GEO in pratica?

I motori generativi (come ChatGPT, Gemini, Claude o Perplexity) non mostrano semplicemente una lista di link: leggono, sintetizzano e rielaborano grandi quantità di informazioni prese dal web per creare una risposta coerente.
Per fare in modo che un contenuto venga letto correttamente e, possibilmente, citato come fonte, deve rispettare alcuni principi fondamentali.

Un contenuto “GEO-friendly” deve essere chiaro, strutturato e semanticamente coerente.
Ciò significa organizzare il testo in modo logico, utilizzare titoli esplicativi, spiegare i concetti con precisione e, quando possibile, includere dati concreti, fonti autorevoli e riferimenti che possano essere verificati.

Inoltre, l’utilizzo di dati strutturati (come lo schema.org) e di un linguaggio accessibile facilita la comprensione da parte delle IA, che devono “decifrare” non solo le parole ma il contesto in cui queste si trovano.

In sostanza, più un sito è leggibile per un essere umano e interpretabile per una macchina, maggiori sono le probabilità che venga scelto come fonte per la generazione di contenuti.

La GEO non consiste nell’inserire parole chiave o manipolare algoritmi, ma nel costruire contenuti solidi, coerenti e affidabili. È un lavoro di qualità editoriale e strutturale che parte da una domanda semplice: “Se un’IA dovesse spiegare questo argomento al mio posto, capirebbe davvero cosa intendo?”

La SEO è morta?

È una domanda che torna ciclicamente, ma che oggi – con l’esplosione dell’IA – si fa ancora più insistente: la SEO è superata?
La risposta breve è no. La SEO non è morta, si è trasformata e ampliata.

Quando un utente cerca “miglior smartphone 2025” su Google, ottiene una SERP tradizionale, con titoli, meta description e link da cliccare. Quando fa la stessa domanda a un assistente come ChatGPT o Gemini riceve, invece, una risposta sintetica, costruita attingendo da diverse fonti.
In entrambi i casi, però, i contenuti che emergono sono quelli che rispondono meglio all’intento di ricerca e che appaiono come chiari, aggiornati e credibili.
Questo significa che i principi fondamentali della SEO – chiarezza, pertinenza, autorevolezza – restano validi anche nel nuovo scenario dominato dall’IA.

La differenza è che oggi non basta più scrivere per Google: bisogna scrivere anche per i motori generativi.
Ma, in fondo, l’obiettivo non è cambiato: aiutare le persone (e ora anche le macchine) a trovare risposte utili e affidabili.

GEO e SEO: due strategie che convivono

Come abbiamo visto, da un punto di vista tecnico, ottimizzare un sito per la GEO o per la SEO significa seguire principi molto simili: struttura chiara, contenuti approfonditi, linguaggio naturale e markup correttamente implementato.
Entrambe le discipline puntano a rendere i contenuti più facilmente interpretabili da un algoritmo, che sia quello di Google o di un modello generativo di IA.

La GEO dà più importanza alla dimensione semantica, cioè alla capacità del testo di esprimere chiaramente relazioni tra concetti. Ma questa attenzione non è nuova: anche la SEO, dopo gli aggiornamenti di Google basati su intelligenza artificiale (come BERT, MUM e Gemini), ha già da tempo abbracciato un approccio simile.

È, quindi, sbagliato pensare che una escluda l’altra.
SEO e GEO non competono, ma si integrano: la prima continua a garantire visibilità nei motori di ricerca, la seconda apre la porta alla visibilità nei motori generativi.

Al momento, nessuna IA consente di inviare dati diretti dai siti (come avviene con la Search Console di Google), quindi non esiste ancora un modo “tecnico” per forzare la presenza nei database dei modelli.

La strategia più efficace resta quella di sempre: creare un sito chiaro, utile, autorevole e umano.

Chi oggi fa una buona SEO – cioè chi comunica con autenticità, struttura i contenuti con logica e cura la qualità informativa – è già naturalmente sulla buona strada per la GEO di domani.
In fondo, non è una rivoluzione, ma un’evoluzione: un passaggio da “scrivere per il motore” a “scrivere per l’intelligenza”.

Autore

  • Federico Gaspari consulente SEO Roma

    Connetto piccoli business con il proprio pubblico di riferimento e li aiuto ad incrementare le loro vendite attraverso gli strumenti del marketing digitale. Mi piace generare curiosità e stimolare riflessioni e idee tramite la scrittura di articoli su questo blog. Proiettato al futuro ma sempre consapevole del presente e con uno sguardo rivolto al passato, sono convinto che ogni epoca possa insegnarci tanto e ispirarci quelle idee innovative che sono alla base di ogni successo. Per questo nel tempo libero, quando mi allontano dal mondo digitale, amo coltivare la mia passione per la storia e per l’agricoltura sostenibile. Quale modo migliore per unire passato, presente e futuro?

    Visualizza tutti gli articoli
Condividi i nostri articoli sui tuoi social